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Michele Mari: Tutto il ferro della torre Eiffel
Lettera su un libro che resterà
sabato 28 giugno 2003
(Se cercate notizie sulla Torre Eiffel - il monumento e non il libro - cliccate qui).
Luigi Weber scrive lettere che è un vero peccato lasciar lì nei file del computer. Questa la pubblichiamo subito dopo averla ricevuta, sperando che sia d’accordo anche lui. Parla di un libro che ci ha entusiasmato, di un libro che, siam pronti a scommetterci, resisterà ai decenni. Qui e qui altre due recensioni (nate come tali) e qui qualche parola sguardomobilista su Tu, sanguinosa infanzia.
Luigi Weber è dottorando di letteratura italiana all’università di Bologna.
(lf)
Caro te che stai a Parigi,
giusto un saluto, ma di cuore, come sempre. Non so bene dove sei e cosa combini, però qualunque sia il passage dove passeggi, la place dove ti piazzi, il boulevard dove boulvardi, la rue dove rui, devo gridarti a pieni polmoni un avvertimento: ATTENTO ALL’OMINO GOBBO!!! Ho trovato sottobanco da un mercante tutto nero un libro stupefacente al pari dei Protocolli di Sion che finalmente la conta tutta, la verità, su quei maledetti piccoli cosi malevoli che odiano i poeti e gli ebrei e son sempre presenti quando uno di loro diciamo così fa gibetto a sé delle sue case.
Il profeta-veggente-visionario-araldo del vero-maestro-illuminato che mi ha svelato il turpe complotto non tanto pluto-giudaico-massonico bensì lillipuziano, chiamasi Michele Mari e la Bibbia Coranica Toraica Rig-Vedica Mahabahratica che dal suo verbo ispiratissimo è provenuta, risiede sotto la rubrica, al mio modesto orecchio finto francofona, cioé come fintamente tradotta da un originale scioglilingua transalpino, di "Tutto il ferro della Torre Eiffel".
Dimessi i panni curiali, posso solo dirti che ho odiato con intensità Mari per quanto è maledettamente bravo, e ho goduto del suo libro per quanto è maledettamente leggero, tanto è vero che mi ha pure riconciliato con la categoria del postmoderno nel suo insieme. Alfine ho capito sul campo cosa si intende dicendo che il postmoderno è destrutturato, e per la prima volta non l’ho trovato un irritante e insipiente supermarket che si gloria della propria riduzione a ciarpame finto sbarluccicoso. In molti punti sfiora il manierismo, è vero, ma ci vogliono cateratte di bravura per scrivere un libro così... le pagine iniziali su Benjamin che gira per i passages in cerca di cimeli e soprattutto il discorso fra Thomas Mann e suo figlio Klaus sono tra le cose più notevoli io abbia letto da tempo, e in realtà i passi memorabili sono tanti da perderne la memoria! Casualmente, in questi stessi giorni stavo perdendomi dentro un libro che non potrebbe essergli compagno migliore: si tratta del "Mulino di Amleto" di Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend, un cataclismico saggione uscito nel ’69 e riedito ora da Adelphi per soli 15 euro. E’ un libro potrei dire di mitologia, cosmologia e antropologia culturale, che parte dall’ambizioso progetto di dimostrare nientemeno che tutte le culture umane, tutti i miti e tutte le religioni sono sorelle, e non per influsso di alieni o simili idiozie, ma semplicemente perché tutti i culti e i racconti degli uomini, dalla Finlandia alla Polinesia, dai Maya agli Indoeuropei, sono rielaborazioni simboliche e narrative dei movimenti millenari degli astri. Il lavoro preparatorio per questo studio immane durò circa tredici anni, e in parte indirizzò anche Calvino verso le Cosmicomiche. Per me, che da sempre sono appassionato di astronomia e di mito, è un trip spaventoso! E la contiguità con "Tutto il ferro" sta in quel che Mari assume come ironica presa in giro di quel tipico tic della modernità e - soprattutto - della postmodernità, che è la mania del complotto. Perché mentre Mari a ogni pagina accumula morti e suicidi cercando con l’ammicco del paranoico "lo dicevo io" di farti sospettare che dietro ci sia qualcosa, e quel qualcosa a mio parere non è altro che la malattia entusiasmante e spesso mortale della letteratura, qui de Santillana e la sua Hertha (io me la immagino come una cattivissima virago teutonica con occhialini crocchia ingrigito naso puntuto e tailleur stretto come una camicia di forza), ad ogni pagina fanno lo stesso con miti e culti di ogni angolo del mondo... e il sospetto del complotto prende corpo: allora Quetzacoatl e quello stronzo smembrato di Osiride e quella musona di Demetra e quell’indeciso di Amleto andavano tutti al bar insieme, ’sti fetenti!
Meno male che avevo detto "giusto un saluto"... dovresti darmi tutta la Tour Eiffel sulla testa, certe volte...
Stai bene, vecchio mio, e grazie di cuore.
Ogni bel libro è una giornata in più di bella vita che mi regali.
I libri di narrativa di Michele Mari:
Di bestia in bestia (Longanesi 1989)
Io ven?¨a pien d’angoscia a rimirarti (Longanesi 1990-Marsilio 1998)
La stiva e l’abisso (Bompiani 1992)
Euridice aveva un cane (Bompiani 1993)
Filologia dell’anfibio (Bompiani 1995)
Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori 1997- Oscar Mondadori 1999)
Rondini sul filo (Mondadori 1999)
Tutto il ferro della Torre Eiffel (Einaudi 2002)