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04 - Recensioni

Frank Oz - La donna perfetta

siamo tutti un po’ stereotipi, siamo tutti un po’ ridicoli, e con questo?

giovedì 29 luglio 2004

Qualcuno completamente digiuno di lettere italiane potrebbe stupirsi di trovare tanta leggerezza e ironia in un’opera intitolata Orlando Furioso.
Allo stesso modo chi abbia avuto la ventura di vedere o abbia sentito parlare di The stepford wives di B. Forbes, un cupo thriller fantascientifico del 1975, tratto da un romanzo di Ira Levin, l’autore tra l’altro anche di Rosemary’s baby, si potrebbe ora sorprendere scoprendo che il remake del 2004 (in italiano La donna perfetta) è una commedia brillante. Autori di questo rovesciamento sono lo sceneggiatore Paul Rudnick e soprattutto il regista Frank Oz, che ci aveva già regalato La piccola bottega degli orrori (1986) e lo splendido meccanismo comico di Bowfinger (1999) e a cui va la nostra (almeno dello scrivente) eterna gratitudine per essere stato una delle menti del Muppet show.
La storia è fondamentalmente la stessa dell’originale (1) , i toni sono completamente differenti. Forse non è più tempo perché androidi e casalinghe impeccabili da pubblicità ci terrorizzino: ci fanno ridere e, quando la risata si assottiglia, ci fanno pensare. Forse preferiamo un pensiero, anche una critica sociale, che nasca dal riso e non dalla paura. Forse. Fatto sta che il film di Oz funziona al meglio proprio nel suo carattere comico, nelle battute veloci, non tutte strepitose, ma ritmate alla perfezione, in un’ironia che si rivolge anche contro i protagonisti, i personaggi “normali”, scanzonatamente nevrotici che ci accompagnano alla scoperta del grottesco paradiso di Stepford. Come a dire: siamo tutti un po’ stereotipi, siamo tutti un po’ ridicoli, e con questo? Quella de La donna perfetta è una comicità che, affidandosi all’intramontabilità di alcune gag, non teme l’eccesso, perfino la demenzialità, vero contrario della stupidità, e si inserisce, con le sue schiette prese di posizione politiche (la messa alla berlina dei

repubblicani) e l’esplicito omaggio ai B-movie (si pensi al finale nel suo complesso), nella tradizione anni ottanta di John Landis e Joe Dante (2) .
Se sul versante della suspence il film resta sostanzialmente inefficace, esso ci regala un paio di sottigliezze interessanti anche al di fuori dell’ambito comico: la diabolica falsità delle scene intime, di confronto interpersonale e sincero tra i due protagonisti (Nicole Kidman e Matthew Broderick) presentate come autentiche tramite gli espedienti di tante sitcom (le battute tenere, l’inquadrature a mezzo busto, la musica soffusa) e poi smentite dalla trama; la mala fattura e ridicolaggine dello spot sul “modello Stepford” che rivela in maniera lampante a Matthew Broderick, dopo che le parole della moglie sono risultate inefficaci, la meschinità dell’ideologia di cui si stava rendendo complice; la scelta di un finale doppio (3) : conturbante e amaramente verosimile il primo; grottesco e melodrammatico happy end il secondo.
Nella sua levità di ottimo prodotto commerciale La donna perfetta partecipa a quella descostruzione del mito dell’innocenza americana che, almeno dagli anni sessanta, è forse la prima esigenza e attività degli artisti statunitensi (in ambito letterario bastino i nomi antipodici di Philip Roth e James Ellroy). Quando l’innocenza, la purezza, la perfezione risultano ridicole e inquietanti e non solleticano più la nostra sensibilità e il nostro desiderio è segno di un cambiamento più che di pensiero, di gusto, del formarsi di un nuovo istinto che, come dice Nietzsche, sancisce l’avvento definitivo di una nuova cultura. La lenta, meticolosa carrellata da film horror su una cucina perfettamente messa in ordine che preannuncia la trasformazione in “stepford wife” di Bobby (Bette Midler), la migliore amica della protagonista, denuncia nel suo essere affascinante, ma anche troppo pensata e caricata, seducente solo per l’intelletto, la lunga e niente affatto scontata strada che ci separa dall’accettazione libera e profana di quell’enorme sommatoria di imperfezioni che è l’umanità.


Note

1- In seguito a un collasso nervoso Joanna (Nicole Kidman), donna in carriera di grande successo, si trasferisce col marito (Matthew Broderick) e i figli a Stepford, tranquillissima cittadina del Connecticut, in cui, con l’eccezione di Bobby (Bette Midler), anche lei appena arrivata, le donne, in apparenza tutte mogli perfette e perfettamente ottuse sono state in realtà trasformate in servizievoli robot...
2 - Dei quali oltre ai film maggiori ci piace ricordare il piccolo cult girato a più mani Donne amazzoni sulla luna, che rappresenta il tentativo di sdoganare la comicità alla Monty Python nel cinema americano. John Belushi e lo stesso Oz l’avevano già portata in televisione nel Saturday night live.
3 - Una tecnica che risale almeno a L’ultima risata di Murnau.

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