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Cecília Meireles - Sei poesie e una prosa

mercoledì 1 dicembre 2004, di Alice Micheli

Alice Micheli sta svolgendo a Lisbona una ricerca sul tema “Cecília Meireles e la letteratura portoghese” come borsista della Fundaçao Calouste Gulbenkian. A Meireles aveva già dedicato la sua tesi di laurea “Nel paese degli specchi: l’identità, l’assenza, l’amore. La poesia di Cecília Meireles” discussa a Siena con Roberto Francavilla e Antonio Tabucchi.

Cecília Meireles (Rio de Janeiro 1901-1964), una della più grandi voci poetiche della lingua portoghese, brasiliana dalle ascendenze portoghesi e azzorriane, ebbe un’infanzia precocemente segnata dalle perdite: all’età di tre anni era l’unica sopravvissuta tra madre, padre e tre fratelli. Fu cresciuta dalla nonna materna, figura leggendaria nel suo immaginario poetico, e si abituò sin dall’infanzia all’esercizio della solitudine. Questa infanzia di orfana diede alla poetessa, secondo quello che lei stessa più volte affermò, due cose che sembrano negative ma che per lei furono sempre positive: il silenzio e la solitudine. In questo clima si sviluppò tutta la sua arte.
Oltre all’attività letteraria in poesia e in prosa Cecília fu insegnante, giornalista, esperta di folclore, viaggiatrice (e non turista, come amava ricordare), autrice di letteratura per l’infanzia, traduttrice e disegnatrice.
Nel 1922 si sposò con il pittore portoghese Fernando Correia Dias, che si tolse la vita nel 1935.
Da questo matrimonio nacquero tre figlie.
La sua raccolta poetica Viagem riceve nel 1939 il premio dell’Accademia Brasiliana di Lettere. Dopo la morte le viene attribuito il premio Machado de Assis per l’insieme dell’opera.
Di grande significato nella sua vita furono i viaggi, materiale costante di ispirazione poetica e umana.

Elementi della sua poesia sono il mare, declinato in tutte le sue versioni, il tempo, nel suo disfarsi, e la solitudine, sotto forma di assenza.
La sua poesia risulta delicatamente femminile e audacemente intellettuale.
Aderì, in forma indipendente e personalissima, all’ala spiritualista del Modernismo brasiliano, risentendo sempre molto l’influenza del pensiero orientale, veicolato dalla lettura di Tagore.
La sua poetica fu sempre di unione, sia dal punto di vista dell’eterogeneità delle influenze e dell’indipendenza da scuole, che da quello contenutistico. Creò ponti e stabilì legami, tra uomo e uomo, tra uomo e mondo, con la complicità di un’atmosfera inconfondibile, spesso piena di tristezza e saudade.
Dal punto di vista formale la sua poesia, fortemente musicale, si caratterizza per ricchezza di ritmo e di lessico e per la felice modulazione di metri brevi, a cui spesso dà preferenza.

Delle ventotto raccolte contenute nell’ultima edizione completa delle sue poesie (edizione curata da Antonio Carlos Secchin ed edita a Rio de Janeiro nel 2001, in occasione del Centenario della nascita della poetessa), solo due sono state tradotte in italiano. La prima è Poemas Italianos, edita a cura di Edoardo Bizzarri, a São Paulo, nel 1968. La seconda ed ultima è invece opera di Mirella Abriani: si tratta di Mare assoluto e altre poesie, nel 1995, pubblicata sulla rivista "Poesia", n. 83, Crocetti Editore, Milano. Alcune poesie di quest’ultima raccolta nella stessa versione dell’Abriani si trovano poi in un’antologia di poesia femminile, "L’altro sguardo", 1996, di Mondadori. É sempre Mirella Abriani a tradurre una piccola silloge, ricavata da varie raccolte, e a pubblicarla su "Smerilliana", n. 1, Casta Diva, gennaio-giugno 2003.


Sei poesie

Não busques para lá.
O que é, és tu.
Está em ti.
Em tudo.
A gota esteve na nuvem.
Na seiva.
No sangue.
Na terra.
E no rio que se abriu no mar.
E no mar que se coalhou em mundo.
Tu tiveste um destino assim.
Faze-te à imagem do mar.
Dá-te à sede das praias.
Dá-te à boca azul do céu.
Mas foge de novo à terra.
Mas não toque nas estrelas.
Volve de novo a ti.
Retoma-te.

*

Non cercare là.
Ciò che è, sei tu.
Sta in te.
In tutto.
La goccia è stata nella nuvola.
Nella linfa.
Nel sangue.
Nella terra.
E nel fiume che si è aperto nel mare.
E nel mare che si è coagulato in mondo.
Tu hai avuto un destino così.
Fatti a immagine del mare.
Datti alla sete delle spiagge.
Datti alla bocca azzurra del cielo.
Ma fuggi di nuovo a terra.
Ma non toccare le stelle.
Torna di nuovo a te.
Riprenditi.


DIÁLOGO

Minhas palavras são a metade de um diálogo obscuro
continuando através de séculos impossíveis.

Agora compreendo o sentido e a ressonância
que também trazes de tão longe em tua voz.

Nossas perguntas e respostas se reconhecem
como os olhos dentro dos espelhos. Olhos que choraram.

Conversamos dos dois extremos da noite,
como de praias opostas. Mas com uma voz que não se importa...

E um mar de estrelas se balança entre o meu pensamento e o teu.
Mas um mar sem viagens.

DIALOGO

Le mie parole sono la metà di un dialogo oscuro
che continua attraverso secoli impossibili.

Adesso comprendo il senso e la risonanza
che pure porti da tanto lontano nella tua voce.

Le nostre domande e risposte si riconoscono
come gli occhi dentro agli specchi. Occhi che hanno pianto.

Conversiamo dai due estremi della notte,
come da spiagge opposte. Ma con una voce che non si importa...

E un mare di stelle oscilla tra il mio pensiero e il tuo.
Ma un mare senza viaggi.


Os remos batem nas águas:
têm de ferir, para andar.
As águas vão consentendo,
esse é o destino do mar.

*

I remi battono le acque:
devono ferire per andare.
Le acque vanno acconsentendo,
questo è il destino del mare.


Quero una solidão, quero um silêncio,
uma noite de abismo e a alma inconsútil,
para esquecer que vivo, libertar-me

das paredes, de tudo que aprisiona ;
atravessar demoras, vencer tempos
pululantes de enredos e tropeços,

quebrar limites, extinguir murmúrios,
deixar cair as frívolas colunas
de alegorias vagamente erguidas.

Ser tua sombra, tua sombra, apenas,
e estar vendo e sonhando à tua sombra
a existência do amor ressuscitada.

Falar contigo pelo deserto.

*

Voglio una solitudine, voglio un silenzio,
una notte di abisso e l’anima inconsutile,
per dimenticarmi che vivo, liberarmi

dalle pareti, da tutto ciò che imprigiona;
attraversare gli indugi, vincere i tempi
pullulanti di intrecci e ostacoli,

infrangere limiti, estinguere mormorii,
lasciar cadere le frivole colonne
di allegorie vagamente erette.

Essere la tua ombra, la tua ombra, soltanto,
e star vedendo e sognando alla tua ombra
l’esistenza dell’amore risuscitata.

Parlare con te attraverso il deserto.


Para pensar em ti todas as horas fogem:
o tempo humano expira em lágrima e cegueira.
Tudo são praias onde o mar afoga o amor.

Quero a insônia, a vigília, uma clarividência
deste instante que habito - ai, meu domínio triste !,
ilha onde eu mesma nada sei fazer por mim.

Vejo a flor; vejo no ar a mensagem das nuvens
- e na minha memória és imortalidade -
vejo as datas, escuto o proprio coração.

E depois o silêncio. E teus olhos abertos
nos meus fechados. E esta ausência em minha boca:
pois bem sei que falar è o mesmo que morrer:

Da vida à Vida, suspensas fugas.

*

Per pensare a te tutte le ore fuggono:
il tempo umano spira in lacrima e cecità.
Tutto è spiagge dove il mare affoga l’amore.

Voglio l’insonnia, la vigilia, una chiaroveggenza
di questo istante che abito - ah, mio dominio triste!,
isola dove io stessa non so fare nulla per me.

Vedo il fiore, vedo nell’aria il messaggio delle nuvole
- e nella mia memoria sei immortalità -
vedo le date, ascolto il mio stesso cuore.

E dopo il silenzio. E i tuoi occhi aperti
nei miei chiusi. E questa assenza sulla mia bocca:
poiché so bene che parlare è uguale a morire.

Dalla vita alla Vita, fughe sospese.


De longe te hei de amar
- da tranqüila distância
- em que o amor é saudade
- e o desejo, constância.

Do divino lugar
onde o bem da existência
é ser eternidade
e parecer ausência.

Quem precisa explicar
o momento e a fragrância
da Rosa, que persuade
sem nemhuma arrogância?

E, no fundo do mar,
a Estrela, sem violência,
compre a sua verdade,
alheia à transparência.

*

Da lontano ti devo amare
dalla tranquilla distanza
in cui l’amore è saudade
e il desiderio, costanza.

Dal luogo divino
dove il bene dell’esistenza
è essere eternità
e sembrare assenza.

Chi ha bisogno di spiegare
il momento e la fragranza
della Rosa, che persuade
senza nessuna arroganza?

E, nel fondo del mare,
la Stella, senza violenza,
compie la sua verità,
estranea alla trasparenza.


Una prosa

Della SAUDADE

La natura della saudade è ambigua: associa sentimenti di solitudine e tristezza, - ma, illuminata dalla memoria, guadagna contorno e espressione di felicità. Quando Garrett [1]
l’ha definita come “delicioso pungir de acerbo espinho”, stava realizzando la fusione di questi due aspetti opposti nella formula felice di un verso romantico.
In generale, si vede nella saudade il sentimento di separazione e distanza da quello che si ama e non si ha. Ma tutti gli istanti della nostra vita non vanno ad essere perdita, separazione, distanza? Il nostro presente, appena raggiunge il futuro subito lo trasforma in passato. La vita è un costante perdere. La vita è, perciò, una costante saudade.
C’è una saudade risentita. Quella che desidererebbe trattenere, fissare, possedere. C’è una saudade saggia, che lascia le cose passare, come se non passassero. Liberandole dal tempo, salvando la loro essenza di eternità. E’ l’unica maniera, del resto, di dare loro permanenza: renderle immortali nell’amore. Il vero amore è, paradossalmente, una saudade costante, senza nessun egoismo.


[1GARRETT, J.B.de ALMEIDA (1799-1854), poeta lirico, drammaturgo e romanziere. IL suo poema "Camões", 1823, é considerato il manifesto del romanticismo lusitano. Tra le sue opere: "Un auto de Gil Vicente", 1838; "Frei Luís de Sousa", 1843, considerato il capolavoro del teatro portoghese moderno; "Viagens na Minha Terra", 1846. NdT

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