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V per Vendetta Vs V for Vendetta

mercoledì 26 aprile 2006, di Antonio Almeida

Un’altra "scheda" di A.M. di idiosincrasia pura (la prima ?® qui).

Conclusione
A me è piaciuto

Flash Back

Incipit
Alan Moore si è dissociato. Alan Moore è un genio.
Il sillogismo porterebbe a credere che il film V per Vendetta sia quello che in linguaggio tecnico si definisce una mezza cagata.

Retrocendo: dati pregressi
V for vendetta è una graphic novel straordinaria, allucinata, paranoide, profetica. Di Alan Moore, disegnata da David Lloyd nel 1988. I fratelli Wachowski, quelli di Matrix (di cui qui, retrodatata per pudore, si propone una traduzione intersemiotica di un grande del Novecento), ne hanno tratto un film affidandone la regia al loro

secondo, James McTeigue (già secondo anche del Lucas di SW - Episodio II).
Il film è stato presentato fuori concorso a Berlino quest’anno (2006).
La distribuzione italiana del film ha deciso di tradurre quell’oscuro "for" del titolo, che invece la rivista Corto Maltese (che pubblicò il fumetto a episodi, numeri 4/9 del 1991) e la Milano libri (che lo editò in albo unico nel 1994) decisero di lasciare alle faticose decrittazioni dei propri lettori.
Da questo dato si deduce che i mangiatori di carta e china sono più poliglotti (o perspicaci) di quelli di celluloide.

Ultraretrocedendo: esercizio di copincolla. Qualche bella riga sul fumetto (da qui).

“A metà strada tra la distopia allucinatoria dell’Orwell di 1984 e i romanzi catastrofici della migliore fantascienza inglese (da John Wyndham a James Ballard), ricompare nelle nostre librerie questo piccolo gioiello del fumetto britannico, scritto e disegnato nel 1988 da un tandem Moore-Lloyd in splendida forma. Nella vicenda, ambientata in un futuro prossimo per noi già passato (il 1998), le terre emerse sono state cancellate da un olocausto nucleare e a testimone dell’esistenza del creato è rimasta solo l’Inghilterra, governata con pugno di ferro da un’organizzazione che direttamente si ispira al

fascismo. In questo scenario apocalittico, emerge dal nulla un sovversivo anarcoide con maschera e mantello, che sfugge al controllo del Dito (la spietata e pervasiva polizia politica) e getta nel panico il Partito, uccidendo come mosche i suoi esponenti più influenti.
Ma l’uomo senza identità (che firma i suoi omicidi con una semplice V) non è altro che un Golem sfuggito al controllo dei suoi creatori: è il risultato brillante di un esperimento genetico condotto in uno dei campi di concentramento allestiti in giro per il paese. Novello mostro di Frankenstein, «nome in codice V» si prefigge un unico obiettivo: distruggere il sistema dalle sue stesse paranoiche fondamenta e traghettare il mondo verso la dimensione dell’utopia realizzata, della libertà assoluta e senza restrizioni. Denso e corrosivo nei testi e nei disegni, questo fumetto è un grido sovversivo contro i pericoli del totalitarismo e un’ode radicale alla rivolta - anche violenta - contro ogni forma di tirannia.”
di Stefano Liberti

Avanzando: qualche riga sul film
A pensar male si indovina sempre, insegna l’adagio popolare. Moore ha pensato male e ne ha indovinate moltissime. I fratelli W. se ne sono accorti e hanno esplicitato tutte le intuizioni che nel fumetto restavano allusive, adattando alla situazione odierna quelle che nel fumetto erano profezie universali. Hanno fatto cronaca (del reale) della storia (fantastica), nel bene e nel male.
L’eroe è uno che piazza bombe e fa saltare i simboli della civiltà che combatte. Gli amici dell’eroe vengono incappucciati e piazzati in centri di detenzione con tutine arancioni. I repressori parlano di armi chimiche e prevenzione bellica. Dice qualcosa?

Circolarità narrativa


Conclusione
A me è piaciuto.

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