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11 settembre: un’oscura tragedia / 2

domenica 29 giugno 2003, di Simone Lanza

La seconda parte dell’indagine di Simone Lanza (la prima è qui) verte soprattutto sulla figura di Bin Laden e il suo alter ego mediatico.

Le speculazioni finanziarie

Nell’estate del 2001 il generale Mahmud, aveva ordinato di trasferire via cavo 100.000 USD a Mohammed Atta, probabile capo dei dirottatori. Più tardi si dimetterà nel silenzio. Dal 6 al 7 Settembre vengono acquistati 4744 opzioni put. I titoli azionari più esposti agli effetti della tragedia dell’11 Settembre fanno registrare una forte speculazione al ribasso durante i giorni precedenti: compagnie aeree e assicurazioni erano scesi. Molte delle put della United Airlines vengono acquistate attraverso la Deutschebank/A.B. Brown, società gestita fino al 1998 dall’attuale direttore esecutivo della CIA, A.B. Krongard, detto "Buzzy", che ora è il consigliere del capo sommo della CIA, George Tenet.24 La A.B. Brown è denunciata dal senatore Carl Levin come una delle venti maggiori banche americane implicate nel riciclaggio di denaro sporco, ma questo non ci interessa così tanto, per ora.
Più interessante è che il povero "Buzzy" forse ha in qualche modo frequentato ancora qualche terrorista prima degli attacchi e ne era informato? Nulla di provato, ma si può anche pensare peggio. Per ora sono bloccati oltre 13.2 milioni di dollari, e sono implicati altri noti personaggi, anche essi legati ai massimi vertici della CIA.25
Molte di queste operazioni speculative sono state localizzate, secondo l’istituto israeliano, nel Chicago Board Options Exchage: i protagonisti non paiono essere musulmani, ma bianchi. Sono dirigenti di una importante banca americana, la Bankers Trust.

Queste operazioni finanziarie sono delle sfortunate coincidenze? Il ministro italiano Antonio Martino ritiene che dietro queste speculazioni sui mercati internazionali si nascondano stati e organizzazioni terroristiche. L’indagine avviata è stata chiusa dopo qualche giorno: niente secondo la SEC, Security and Exchange Commission poteva suffragare la tesi di una speculazione premeditata, di un reato di insider trading o di manipolazione dei corsi azionari. La rapidità con cui l’inchiesta è stata chiusa mostra tutta l’assenza dei meccanismi di controllo politico sui mercati finanziari.26

Dalla fine degli anni 80 le politiche neoliberiste hanno lasciato mano libera alla creazione di veri mercati di capitali, i mercati finanziari hanno conosciuto una crescita senza precedenti, ma tutto ciò è avvenuto al prezzo di un aumento dei reati finanziari e della destabilizzazione dell’economia reale (le bombe finanziarie). Dopo quattro giorni di chiusura dei mercati finanziari Wall Street ha respirato: in nome del patriottismo economico sono state messi in atto dispositivi che hanno visto la richiesta delle autorità borsistiche. I mercati finanziari hanno dovuto richiedere l’aiuto dello Stato! I mercati da soli si sarebbero salvati da una speculazione al ribasso, dalla catena di panico?

Rimane però una questione: perché questo stato non può dotarsi di sistemi giudiziari in grado di capire gli spostamenti finanziari e ricostruire quindi la rete dei finanziatori dei terroristi? Se lo chiese persino Di Pietro. Forse che il fatto che le persone incastrate per questo siano bianchi e legati alla CIA e non musulmani li esclude di principio dalle indagini? La mancanza di volontà di iniziare le indagini ripercorrendo i flussi di denaro, che a quanto pare, anche in occasione del 11 Settembre si sono mossi, lascia molto perplessi. La chiacchiera televisiva intanto celebra l’Occidente, confrontandosi con la cultura musulmana, sulle sue radici fondamentaliste, su modernità e Islam, e altre frivolezze dal sapore eurocentrico (intelligentia di sinistra) quando non biecamente razziste (Berlusconi & C.), con una notevole e inevitabile serie di nuances che non fanno che evidenziare l’inferiorità dei musulmani, a cui sono sconosciuto il diritto e l’età dei Lumi. Ma sarebbe più faticoso mettere sotto accusa la razionalità occidentale che non riesce (perché non vuole) a controllare il suo sistema finanziario internazionale.
Intanto dopo quindici anni di ripetuti tentativi, il 13.11.2001, la Cina, la cui ambasciata era stata bombardata a Belgrado dalla US Army due anni prima, due giorni dopo gli attentati entra nel WTO, la tremenda e contestata organizzazione mondiale del commercio. Cosa si è mosso? Speculazioni? Nuovi rapporti di forza?

La difesa antiaerea disattiva(ta?)

Normalmente quando un aereo esce dai radar o rimane nei radar ma esce di rotta, scattano delle disposizioni automatiche. Si tratta di ciò che tecnicamente viene definito "intercettazioni". Quella operazione di routine denominata "intercettazione" prevede che, dopo pochi minuti se i sistemi a terra dell’aviazione civile americana non riescono a mettersi in contatto con il pilota, la questione viene comunicata ai caccia dell’esercito, i quali si alzano appositamente per cercare di mettersi in contatto con l’aereo tramite segnali convenzionali. Arrivati sulla sua rotta si mettono davanti e gli spiegano come seguirli. Il tempo medio dalla segnalazione all’intercettazione vera e propria è di 8 minuti.

Queste procedure automatiche il 9/11 non sono scattate. La versione ufficiale ha cercato di spostare l’attenzione sul fatto che non c’erano i tempi tecnici affinché il presidente ordinasse l’abbattimento degli aerei, ma la realtà è che i caccia non si sono nemmeno alzati per l’intercettazione (operazione che avviene normalmente persino nel caso di piccoli velivoli che hanno perso i contatti radio, cioè sia per emergenze piccole sia per dirottamenti veri e propri) e oggi nessuno può dire se quei dirottatori così disposti a diventare martiri facendo crollare le torri avrebbero sacrificato la propria vita per disubbidire a dei caccia. Al di là delle speculazioni sulle possibili reazioni dei dirottatori di fronte a dei caccia, stupisce soprattutto come questo fatto sia stato tenuto nascosto e le versioni ufficiali siano state imprecise e contraddittorie.

Il fatto è molto più grave specialmente se si tiene conto -come detto- che la FAA era ben informata della possibilità di attentati di grandi proporzioni tramite dirottamenti di aerei civili. Nei casi gravi (dirottamenti) è previsto che subentri anche il NMCC, National Military Command Center. Quando si interrompono i contatti con i voli nella mattina del 9/11 queste procedure non sono scattate. Perché?

La versioni ufficiali sono contraddittorie e poco chiare. Nelle prime versioni ufficiali i caccia non si sarebbero mai alzati. Infatti il generale dell’Air Force, Richard Mayer, interrogato dal senatore Carl Levin avrebbe inizialmente dichiarato: "Quell’ordine (di far alzare i caccia) a quanto ne so io è stato successivo al momento in cui venne colpito il Pentagono."27 In questo modo, notava il New York Times, tra le 8.10 (primo aereo uscito) e le 9.40 (schianto sul Pentagono del terzo aereo) i caccia non si sarebbero alzati. Inattività per un tempo di un’ora e mezza.

La versione ufficiale successiva è ancora peggiore: nel tentativo di dimostrare che in realtà i caccia si erano alzati, le varie dichiarazioni cadono in affermazioni ancora più inquietanti. Secondo questa seconda versione sarebbe stato ordinato agli F-15 il decollo alle 8.38 dalla base di Otis (290 chilometri da Manhattan, percorribili quindi in 6 minuti). Erano però ancora a 113 chilometri quando ci fu il secondo scontro.
Ma veniamo al caso più clamoroso, quello che ha fatto frettolosamente concludere a qualcuno che lo schianto sul Pentagono fosse un’invenzione.28 Secondo New York Times i controllori si sarebbero accorti che il volo 77 era dirottato alle 8.50 (il segnale del trasponder cessò alle 9). Il generale Eberhart sostiene che la FAA avrebbe informato il NORAD alle 9.24. 29 Se ammettiamo tale ingiustificato ritardo, e anche se i caccia fossero partiti effettivamente alle 9.30, la questione rimane un mistero. Perché i tre F-16 si sono alzati dalla base dell’Air Force di Langley a 240 chilometri a Sud di Washington e non dalla Andrews Air Force Base, predisposta a soli 24 chilometri dal Pentagono? La versione ufficiale fornita da Cheney sostiene che la decisione più difficile fosse quella di dovere "decidere se dovevamo o no intercettare gli aerei commerciali in arrivo... Non serve a nulla mandare su una pattuglia aerea da combattimento se non si dà loro l’ordine di agire, qualora si convincono che sia proprio quella la cosa giusta da fare.", 30

La versione ufficiale ha fatto credere al mondo intero che il decollo per l’intercettazione fosse una scelta presidenziale e non una procedura automatica; ha inoltre convinto tutti che il problema fosse la difficoltà di scegliere se abbattere o meno tali aerei. La versione ufficiale ha inoltre fatto girare la favola che lo spegnimento del transponder rende invisibile un aereo ai radar, senza chiedersi come allora un qualsiasi nemico, supponiamo i russi durante alla guerra fredda, non ne avrebbero approfittato. La verità è che i normali aerei nemici, tanto meno quelli di linea, non sono invisibili ai radar, a parte alcuni rari aerei da guerra in dotazione esclusiva della US Army.

La realtà è che tra le 8.15 e le 9.05 sia la FAA sia tra i militari si sapeva che quattro aeri erano stati dirottati 31 e i caccia si alzarono non dalla base più vicina solo alle 9.30. Il 9/11 i sistemi di difesa aerea saltarono nonostante l’estrema emergenza e non a causa di questa. Il fatto che la difesa aerea non abbia proceduto con le Standard Operating Procedures (SOP), del resto molto simili a quelle di altri paesi 32 , è un fatto su cui non si sono avviate indagini. Se fosse incompetenza sarebbero dovuti seguire dei provvedimenti, delle sospensioni, cosa che non è accaduta.

Il ruolo dell’amministrazione

Mentre secondo la versione ufficiale il presidente sarebbe stato richiesto per prendere decisioni importantissime, la realtà è che, a dispetto delle diverse versioni date dallo stesso Bush sulle attività da lui svolte quel giorno, quel giorno il presidente degli Usa non fece nulla, il capo supremo dell’esercito non prese nessuna decisione.

Interrogato dal senatore Levin, il generale Richard Myers, sostiene che al momento del primo impatto sia "stata convocata una squadra d’intervento per le situazioni di crisi... Il momento che non so è quello in cui il NORAD ha risposto con i caccia"33. Intanto Bush, che si stava dirigendo verso una scuola elementare, era scortato dalla sua squadra, tra cui membri del servizio segreto. Alle 8.46 doveva essere stato informato che alcuni aerei (il numero varia dalle diverse fonti e versioni, ma sicuramente almeno due) erano stati dirottati e che uno si era appena schiantato sul WTC. Se gli aerei fossero decollati solo il presidente poteva ordinarne l’abbattimento. Eppure quando il presidente fu informato di fronte alle telecamere, invece di tenere una riunione di emergenza, rimane in visita alla scuola elementare. L’assoluta indifferenza sia di Bush sia di Myers inducono diversi giornalisti a ritenere che la "negligenza fa pensare alla complicità." 34

Per queste ragioni i teorici del complottismo asseriscono che ci fu un "colpo di stato". Sta di fatto che quel giorno le decisioni vennero prese altrove. Dove? Pare anche che quel giorno mentre Bush era in totale balia degli eventi, furono i servizi segreti che portarono al riparo il vicepresidente nel bunker. Molti elementi fanno supporre che le decisioni in caso di emergenza fossero prese dai servizi segreti e non fossero decisioni politiche.
Barry Zwicker, importante giornalista, attualmente presso CBS-TV, CTV’s News 1 e Vision Tv, fa a pezzi la linea ufficiale: "Bene a differenza dell’Air Force io partirò all’inseguimento. Basta porsi queste poche domande per accorgersi che la versione ufficiale francamente non è plausibile. Più domande fate più diventa plausibile che la spiegazione sia un’altra: vale a dire che elementi all’interno del massimo comando dell’esercito, dell’intelligence e della politica americana -che sono strettamente legati fra loro- siano complici per quel che è accaduto l’11 settembre."35 Ritt Goldestein sostiene che tutti i punti del Patriot Act fossero già predisposti prima del 9/11 e non aspettavano migliore occasione. Eppure va oltre affermando che i teorici della cospirazione hanno avuto maggiori timori: infatti "recentemente le speculazioni sono state ulteriormente alimentate da un’indagine senza precedenti del FBI sui parlamentari che investigavano sull’11 settembre. Molti considerano l’azione del FBI un palese tentativo di intimidazione." 36

BIN LADEN: l’invenzione

La versione ufficiale non ha tardato a fare propria la versione dell’estrema destra americana, che come in altre occasioni sono diventate senso comune a livello globale. Giova infatti ricordare che tra i primi a segnalare in Bin Laden il responsabile fu Kissinger, il noto ex segretario di Stato e capo della CIA, che, a poche ore dall’attentato, sapeva già chi era stato il mandante, o meglio sapeva chi si sarebbe dovuto colpire. Kissinger, pubblica Destroy the Network, sul The Washington Post, in cui si sosteneva: "Non sappiamo ancora esattamente se Osama bin Laden abbia fatto questo benché sembra esserci il marchio di una operazione di Bin Laden, Ma qualsiasi governo che protegge gruppi capaci di questo tipo di attacco, sia che siano direttamente coinvolti sia che non lo siano dovranno pagare un prezzo esorbitante." 37

A molti mesi di distanza questo Bin Laden appare sempre più per quello che ci era sembrato fin dall’inizio: una invenzione massmediatica. A sostenerlo sono in molti, bastava ascoltarli anche e soprattutto all’interno dei servizi di intelligence americani, fin dai primi giorni dopo il 9/11: "C’è molta finzione in tutto ciò. Ma a noi piace. Osama Bin Laden è tutta mitologia. E’ parte dell’intrattenimento. Non abbiamo un nemico nazionale, e non l’abbiamo da quando l’impero del male è caduto sommerso dalle onde nel 1991." Sono queste le parole di Milton Bearder, agente della CIA, dal 1964 al 1994 fu in Afghanistan, dove supervisionò gli aiuti clandestini ai ribelli. 38 Una persona che con molti più argomenti sapeva distinguere quello che Kissinger aveva chiamato il marchio di Bin Laden, grazie al suo lavoro sul campo di 30 anni.

Il motivo principale per cui è lecito pensare che Bin Laden sia solo un’invenzione massmediatica costruita per nascondere i veri motivi dell’attacco all’Afghanistan risiede anche nella certezza che esistessero dei piani di attacco e conquista del Centro Asia già prima del 9/11, questione ormai molto nota. 39 Ora questo parere è confermato anche da una dichiarazione del comandante delle azioni Usa in Afghanistan, riportate in USA Today: Non abbiamo detto che sia Osama Bin Laden l’obiettivo di questa iniziativa -ha detto Franks ai giornalisti nel corso del primo briefing al Pentagono da quando è iniziata la guerra". 40 Franks presiede la struttura del comando centrale ed è il terzo anello della catena di comando dopo Bush e Rumsfeld.

Stan Goff, veterano dell’esercito, sergente maggiore delle forze speciali, esperto militare osserva: "L’aver trasformato Bin Laden in un personaggio da fumetti non ha senso, quando si comincia a capire la complessità e la sincronia degli attacchi... Posso dirvi che si è trattato di un’impresa molto sofisticata e costosa, che avrebbe lasciato sul campo ciò che chiamiamo una ’firma’ enorme. In altre parole sarebbe stato molto difficile nascondere la cosa." 41

Anche la testimonianza dell’ex direttore delle operazioni della CIA in Afghanistan merita attenzione: "Senta, se non avessero avuto a disposizione Osama Bin Laden, avrebbero dovuto inventarselo." 42

Infine Robert Baer, del consiglio di direzione della CIA dal 1976 al 1997, sostiene, nell’anticipo della sua biografia pubblicata da The Guardian: "Bin Laden avrebbe agito da solo tramite la sua rete Al-Qaeda nel lanciare gli attacchi? Posso solo rispondere senza la minima incertezza: no." 43

Non parliamo delle storie dei video. Insomma che Bin Laden così come lo presentano i media non esista e sia pura mitologia o fumettistica lo sostengono chiaramente importanti esponenti delle agenzie americane di intelligence. Si punta invece il dito contro la collaborazione di agenti di servizi segreti non ben identificati, ma capaci di non lasciare tracce. Bin Laden ha occupato lo spazio televisivo quando invece giudici, intelligence, giornalisti avrebbero dovuto chiedersi molte più cose.

Bin Laden: è questa immagine che ha tenuto nascosto ciò che occorreva coprire. Un’immagine a cui attribuire tutto, persino la triste vicenda dell’antrace, mai capita, a seguito della quale la farmaceutica Bayern ricevette dal governo americano milioni di dollari e la riabilitazione tra le lodevoli multinazionali (nell’estate era scoppiato uno scandalo in seguito a parecchie morti). Un’immagine tetra e oscurantista a cui attribuire tutti i mali proprio come in un film. Non è vero quindi che con il 9/11 la realtà ha fatto irruzione nelle tranquille vite americane disturbandone i sogni, al contrario: dopo il 9/11 è la fiction che ha fatto irruzione nella realtà americana, tutti hanno creduto all’arrivo dei marziani, chiamati Bin Laden e Al-Qaeda. 44 La chiacchiera televisiva ha assuefatto tutti.

Il vero Bin Laden (un prodotto made USA?)

Bin Laden quello vero, il miliardario saudita amico e socio d’affari della famiglia Bush, cosa vuole? chi è? cosa fa? e dove è? Domande difficili e, dal nostro punto di vista poco significanti.

Appartenente a una ricca famiglia wahabita, dedita alla costruzione e ricostruzione di santuari della Mecca e Medina, strade e altro, pio musulmano, apparve da subito alla CIA e ai servizi sauditi come una ottima pedina: partì infatti subito infervorato per la guerra in Afghanistan, dove pian piano costruì le sue basi e rifugi, iniziò ad addestrare da solo le truppe che reclutava con una ampia rete in diversi paesi. Nel 1985 fonda Al-Qaeda.

Bin Laden è quindi una scheggia impazzita, ma con ancora tanti e poco chiari amici, tra cui ex collaboratori della CIA. Probabilmente adesso è fuggito Probabilmente il suo piano segreto è quello di scatenare guerre in medio Oriente per allontanare l’invasione americana nell’area, mettendo in crisi Pakistan e Arabia Saudita favorendo l’ascesa di regimi fondamentalisti in questi stati. 45 Probabilmente è riuscito a scampare all’attacco americano in Afghanistan e riparare in Pakistan o Iran. 46 Ma non è meglio che Bin Laden sia sempre vivo e magari si trovi proprio nel prossimo paese che gli Usa vogliano attaccare, supponiamo in Iran o in Arabia Saudita? Era proprio impossibile montare la tesi che Bin Laden fosse amico di Saddam Hussein, altrimenti la propaganda l’avrebbe fatto. La questione è brillantemente sintetizzata dal giornalista del quotidiano Islambad Ausaf, autore di una biografia su Bin Laden e di ben quattro interviste: "Solo i dittatori possono proteggere gli interessi americani nel mondo arabo. Ma invece di ostacolare la democrazia, Washington dovrebbe rivedere la sua politica. Per la gioventù araba Bin Laden non è un eroe in virtù della sua ideologia radicale: è un eroe perché non c’è niente di meglio." 47

Quello che ora ci interessa è capire le questioni serie che si sono mosse con l’11 Settembre, per questo la nostra riflessione lascerà Bin Laden e tutte le oscurità dell’evento massmediatico per concentrarsi su tutte quelle zone rosse che spuntarono dopo il 9/11.

Fonti e note # 2

24 Fonte: Herzliyya internacional Policicy Institute for Counterterrorism, 21.11.01; cf. New York Times; Wall Street Journal

25 Fonte italiana: Giulietto Chiesa, Il Manifesto; cf anche: Michael Ruppert’s Conspiracy Chronology, www.copvcia.com

26 Ibrahim Warde, I danni collaterali della guerra finanzairia, Le Monde Diplomatique, Novembre 2001

27 Dichiarazione di fronte alla Commissione per i servizi armati del Senato del 13/9/01. Fonte: New Yor Press, vol.15, n2, www.nypress.com; cit. in Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit. p.128; versione confermata il 16/9/01 dal vicepresidente Dick Cheney; fonte: NBC news Meet the Press, 16.9.2001, cit. in ibid., p.129

28 Thierry Meyssan, L’effroyable emposture, aucune avion ne s’est écrasé sur le Pentagone, Paris, Carnot, 2002; opera , il cui teorema più eclatante, ovvero ’inesistenza dello schianto di un aereo sul Pentagono, è stato decostruito abbastanza credibilmente nel da Guilaume Dasquié e Jean Guisnet, L’effroyable mensoge, Paris, La Decouverte, 2002, che lo hanno definito un teorema "negazionista"; la prima opera (tradotta in italiano) presenta comunque spunti di riflessione interessanti su molte questioni. L’opera di decostruzione si limita a sostenere che l’aereo si è schiantato sul Pentagono, ma i disegni e gli schizzi lasciano comunque molte domande sulle reali dinamiche, di cui non si hanno molte immagini e molti studi seri.

29 Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit. , p.132

30 Versione confermata il 16/9/01 dal vicepresidente Dick Cheney; fonte: NBC News Meet the Press, 16.9.2001, cit. in Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit., p.135
31 Per 50 minuti dalle 8.50 alle 9.05 pur sapendo che quattro aerei sono stati deviati, nessuno lo comunica al presidente. Fino alle 9.30 non si alza nessun caccia. Fonti di questa versione sarebbero: CNN, ABC, MS-NBC, Los Angeles Times, New York Times; cf Michael Ruppert’s Conspiracy Chronology, www.copvcia.com

32 Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, cit. , cita quelle russe (p.141-142) e quelle canadesi (p.131)

33 Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, cit. , p.143

34 Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, cit. , p.145; Cit articolo New York Press, Jared Israel

35 Barry Zwicker, The great Deception: What realy happened on September 11th, cit in Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit., p.195

36 Ritt Goldestein, Patrioct Act, il desiderio proibito, Manifesto, 11.9.2002

37 Kissinger, Destroy the Network, The Washington Post, 11.9.2002; tuttora disponibile su intenet: www.washingtonpost.com/ac2/wp-dyn/A...) Kissinger è ritenuto responsabile dei peggiori crimini terroristici del secolo XX in Cile, Timor Est, Vietnam, Cipro, etc..., si veda Christopher Hitchens, Les crimes de Monsier Kissinger, Paris, Saint-Simon, 2001

38 Fronteline, Hunting Bin Laden, 13.9.2001, Interview with Milton Bearder, cfr. www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/sh...

39 Cfr. oltre; I negoziati segreti tra Washington e i talebani, Le Monde Diplomatique

40 Fonte: John Omicinski, General: Capturing Bin Laden is not part of Mission, USA Today 23.11.2001, cit. in Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit., p.67

41 Stan Goff, The so called Evidence is a farce, www.narcos.org; cit. in Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit., p.194

42 Fonte: CBS Evening News, 12.11.2001, Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit., p.195

43 The Guardian, See No Evil, 12.1.2002; Nafeez M. Ahmed, Guerra alla libertà, op. cit., p.195

44 Jean Buadrillard ha scritto in proposito saggi e un libro, in cui si argomenta come il 9/11 sia la realizzazione di un sogno segreto di tutti gli americani.

45 Immanuel Wallestein, Il piano di Bin Laden, Guerre&Pace, Novembre 2001

46 Robert Fisk, Bin Laden dove sei?, The Indipendent, 14.11.2002; trad. it. Internazionale, 29.11.2002; Hamid Mir, La pista iraniana, trad. it. Internazionale, 29.11.2002

47 Hamid Mir, La pista iraniana, trad. it. Internazionale, 29.11.2002

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