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Sulle tracce di Descartes: l’enciclopedia sintetica del XIX secolo

L’Encyclopédie Nouvelle di Leroux e Reynaud

martedì 6 aprile 2004, di Francesco Magnani

Due brevi schede biografiche su Pierre Leroux e Jean Reynaud sono presenti qui.

Citando la definizione di Reynaud dalla voce omonima, per Encyclopédie si intende "la science de la classification de sciences" (1) , vale a dire il tentativo di unificare tutte le forme del sapere umano a partire da un principio che sia scientificamente fondato. L’oggetto di ricerca di tale scienza non sono le singole scienze, ma il sistema delle conoscenze (2) . La distinzione tra questi due termini è nodale. Si intende per scienza il risultato che storicamente ha assunto lo studio di un particolare ambito del

Pierre Leroux in una caricatura
ottocentesca. La didascalia
recita: "Leroux dopo aver
esposto all’assemblea le sue
dottrine sociali, non meno
arruffate che i suoi capelli,
riceve alcune strette di mano
dai quei suoi amici che, per
qualche caso della sorte,
hanno l’aria di aver capito
cosa ha detto."

sapere umano. Questa definizione comporta che ogni scienza rappresenti qualcosa di mutabile, dipendente dai progressi che lo spirito ha compiuto in una certa direzione dello scibile ad un determinato stadio del suo cammino: da quest’ottica pertanto esistono scienze giovani e scienze vecchie, scienze compiute e scienze ancora in fase di avanzamento. Per contro le conoscenze (intese come campi di indagine) non sono sottoposte a mutamento storico, perché esse rispecchiano la costituzione intellettuale del soggetto conoscente e i suoi bisogni di sapere. Perché sia filosoficamente fondata la vera enciclopedia deve muovere dall’indagine sulla natura dell’intelletto dell’uomo: è stato così scoperto il punto di partenza del lavoro enciclopedico, nonché il suo oggetto specifico primitivo.
Da qui si originano tutte le polemiche storiche che impegnano gli uomini dell’Encyclopédie Nouvelle, contro i loro predecessori. Il capostipite degli avversari di quella enciclopedia è Bacone. Pur riconoscendo la grandezza della sua opera e la magnificenza di alcuni risultati raggiunti, se ne depreca la mancanza di un piano regolativo, riconducibile ad un vizio metodologico. L’operazione di Bacone è consistita in un grande lavoro di catalogazione conseguente ad un’osservazione d’insieme sullo stato delle scienze riscontrabile nel tempo in cui è vissuto. Il primo grave errore del Cancelliere è stato di essersi basato, in linea con la sua impostazione

Francesco Bacone
(1561-1626)

gnoseologica, su un impianto di ricerca meramente empirico. Gli è bastato cioè lanciare uno sguardo sulle scienze sicut erant, per dare inizio ai suoi lavori di ordinamento. Dalle sue riflessioni non si evince alcun interrogativo sul perché quel determinato numero di saperi e non un altro, né il dubbio se la sua rilevazione sarebbe potuta essere differente, se fosse stata condotta da un altro punto di vista. Bacone viene accusato di naturalismo realista, per l’ingenua fiducia nel fatto che l’ordine che si ricava dagli oggetti rispecchi quello della conoscenza umana. Questo difetto è la cifra di ogni empirismo, teoria della conoscenza fondata esclusivamente sul dato sensibile, riconducibile in ultima battuta alla sollecitazione che i corpi esterni imprimono sulla passiva recettività umana. È a partire da questa assunzione che Bacone compie la funesta distinzione tra saperi umani (esperibili) e saperi divini (oggetto di fede), che lo conduce all’esclusione della teologia dalla sua enciclopedia.
Ma la critica che viene scagliata contro Bacone non riguarda soltanto il modo con cui ha selezionato i suoi oggetti; essa investe soprattutto il metodo con cui infine li ha ordinati, ovvero il principio della sua sistemazione enciclopedica. Dal raccoglimento caotico di tutti gli oggetti dei vari campi del sapere egli ha proceduto alla scomposizione, per ottenere così le singole discipline. Il suo sistema delle scienze è stato costruito per via analitica, ovvero attraverso la separazione ordinata delle parti di un tutto dapprincipio confuso. Questo inficia la possibilità stessa dell’enciclopedia, dacché essa non deve mirare alla disgregazione, ma all’accorpamento (3) .
Tanta acredine contro Bacone, dopo che ne è stata riconosciuta l’impareggiabile genialità, è riconducibile ad una polemica che trascende l’uomo e l’opera e si impianta contro tutta quella corrente di pensiero, da lui inaugurata, che fa dell’analisi il proprio metodo di indagine (4) . Non è dunque un caso che dietro la polemica contro di lui si stagli il bersaglio, ben più attuale e gravido di ripercussioni sul presente, della Enciclopedia dei Lumi, summa di una stagione con cui i nostri enciclopedisti non hanno mai smesso di fare i conti, nonché unico autorevole

Denis Diderot
(1713-1784)

predecessore della Encyclopédie Nouvelle. Diderot e d’Alembert si sono messi sulle tracce di Bacone, ricalcando i suoi stessi errori: la loro enciclopedia pecca della mancanza di un ordine sistematico che sostiene la collezione delle conoscenze. Costoro si sono limitati a esporre quanto avevano sotto i propri occhi, offrendo al pubblico un’opera monumentale, ma dall’impianto esile. La grande differenza con l’opera baconiana sta nella presa di coscienza, da parte dei curatori, della sua sostanziale debolezza. È lo stesso d’Alembert che nel Prospectus fa di necessità virtù, dichiarando che, essendo una perdita di tempo soffermarsi ad individuare un principio organizzativo per l’ordinamento enciclopedico, tanto vale mettersi subito all’opera, cominciando con la redazione delle singole voci. Egli si comporta alla stregua di un architetto che, per la fretta di mettere mano ai lavori di costruzione, trascuri l’indispensabile momento della progettazione. È ben vero - chiosa Reynaud - che d’Alembert avrebbe potuto meditare tutta la sua vita, ma non avrebbe mai trovato un solido punto d’appoggio per la sua enciclopedia: quest’impotenza, sua e di tutti gli enciclopedisti illuministi, è costitutiva della loro scelta teorica di fondo. Come si è già detto per Bacone: l’empirismo non può ambire alla costruzione di un sistema delle conoscenze, perché non è in grado di sollevarsi al di sopra dell’ordine naturale.
L’Enciclopedia dei Lumi, nella sua ambizione di raffigurare l’intero sistema delle conoscenze della propria epoca, manca tuttavia di un’adeguata presa sul presente, con la quale avrebbe potuto diventare uno strumento di miglioramento delle sorti umane. Essa è stata ideata come testimonianza per la posterità e da essa vuole ricevere i meriti che le spettano (5) . Lamentando la nostra ignoranza sulle scienze della antichità e rimproverando agli antichi di non aver lavorato ad un’opera che racchiudesse il sistema delle loro conoscenze, gli illuministi non vogliono cadere nello stesso errore: la loro opera nasce come documento storico ad uso delle generazioni a venire. Protesa al futuro, essa si fa già passato. Quest’osservazione non impedisce di riconoscere che l’Enciclopedia del XVIII sec. ha giocato un ruolo importante nel suo presente, benché programmaticamente lo tenesse in così poco conto. Il suo grande merito è stato appunto quello di porsi in una posizione di critica nei riguardi dell’epoca nella quale ha visto la luce, facendosi portatrice di valori inattuali, in primis quelli della libertà e della riabilitazione dei lavori manuali (6) .
Le virtù di quest’opera stanno tutte nel loro riverberarsi nella battaglia moderna per il movimento delle idee: sono dunque, in ultima istanza, di natura politica; esse sono il contrappeso della condanna senza appello al suo impianto metodologico.

L’Encyclopédie Nouvelle si pone sulla scia di un altro ramo della storia dell’enciclopedia, quello che ha assunto la sintesi a metodo di ricerca e di collezione dei saperi. Il padrino di questa tradizione alternativa a Bacone e all’illuminismo è Descartes. Il carattere costitutivo della sua indagine è l’essersi appuntato sul principio originante la conoscenza umana

René Descartes
(1596-1650)

e da questo aver dedotto tutte le scienze, come scaturivano da un rigoroso ordine di ragioni. Il cogito è il nucleo veritativo da cui prende vita tutta l’enciclopedia cartesiana. Prima di mirare alla sistemazione delle scienze, Descartes ha dovuto scoprirne il suo fondamento, trovandolo nella costituzione stessa della natura umana. Egli ha fatto piazza pulita di tutti i pregiudizi che albergavano nella sua coscienza, si è liberato di ogni forma di empiria e si è fatto pura ragione. In questa maniera ha accertato che la verità risiede nell’intelletto e non nel mondo esterno, ed è Dio stesso che gliene ha conficcato il seme. Partendo da questi presupposti Descartes ha al contempo individuato un fondamento solido per la conoscenza, e l’ha connessa ab inizio con l’intervento rivelatore di Dio. Il successivo lavoro enciclopedico non potrà quindi ignorare la teologia dalle proprie attenzioni, visto che il suo oggetto specifico costituisce la base della teoria della conoscenza. Inoltre esso si costituirà come un’opera di costruzione delle scienze, più che di mera catalogazione. Infatti dapprincipio non si possiede che il principio della verità e il metodo deduttivo proprio alla forma della nostra conoscenza più elementare e evidente: la matematica. L’enciclopedia per Descartes è l’immane attività di fondazione di ogni conoscenza a partire da un punto d’inizio certo e svolto secondo un procedimento di continua sintesi dei risultati volta a volta acquisiti (7) .
La differenza con ogni sistema empirista delle conoscenze è evidente: con Descartes si è trovato un principio ordinatore solido e un metodo infallibile, grazie ai quali l’enciclopedia si afferma come impresa necessaria, i cui risultati saranno universalmente riconosciuti. Del resto è lo stesso autore a indicare quali saranno i fini dell’opera enciclopedica: essi hanno di mira il miglioramento delle sorti umane nel presente. La tecnologia e la medicina sono i due grandi obbiettivi pratici che la sistemazione cartesiana delle scienze dovrà promuovere. In esse si racchiudono tutte le potenzialità di perfezionamento materiale dell’umanità: nella prima la battaglia contro la fatica fisica e per l’incremento della produttività del lavoro, nella seconda l’opposizione alla malattia in vista di una salute tendenzialmente invulnerabile. Ma dietro questi due pur essenziali scopi, Descartes ripone nell’enciclopedia la speranza di una fondazione certa della morale, attraverso la quale l’uomo potrà accordare la sua volontà a quella del suo simile per marciare concordi verso il fine ultimo che Dio ha rivelato all’umanità intera: la redenzione. Il razionalista Descartes è stato in grado di porre Dio tanto a fondamento,

Pierre Leroux
(1797-1871)

quanto a scopo della propria enciclopedia, individuando che solo nel suo accordo con la divinità l’uomo è capace di progredire verso il meglio.
Gli uomini dell’Encyclopédie Nouvelle riconoscono che il progetto cartesiano è identico al loro e dichiarano senza riserve di assumere Descartes come nume tutelare della loro impresa.

Nous ne doutons pas de nous tenir, autant qu’il nous est possible de le faire, dans la ligne de Descartes, en nous efforçant de dresser l’encyclopédie, non seulement d’après sa méthode, mais sur les principes auxquels il nous semble qu’il aurait dû être amené, vu les intentions qui existaient en lui. (8)

Questo comporta tuttavia il rifiuto delle tradizioni enciclopediche successive che ereditando il metodo cartesiano ne hanno completamente travisato lo spirito: da una parte la corrente deista, inaugurata da Leibniz e consolidatasi con Wolff, che ha separato l’intelletto umano dalla sua paternità divina, facendone così un’entità separata e autonomamente in grado di fondare tutta la conoscenza umana, dall’altra la corrente panteista, che con Spinosa e Hegel ha invece confuso la natura umana con quella divina, costruendo un sistema delle conoscenze a partire dal principio dell’indistinzione tra finito e infinito.
L’Encyclopedie Nouvelle si configura dunque come opera cartesiana, tanto nel metodo quanto nei principi che hanno costituito il progetto del suo autore: la ricerca del fondamento delle conoscenze vere, il legame indissolubile tra l’umano e il divino e l’aderenza dell’enciclopedia alle necessità del presente e all’idea della perfettibilità umana. È inevitabile che gli enciclopedisti aggiornino le sollecitazioni che furono di Descartes tre secoli addietro. In particolare quest’opera di correzione si sofferma sulla ridefinizione del razionalismo puro. L’uomo non è solo ragione geometrizzante, dalla quale deriverebbe un’idea di Dio troppo debole, in quanto meramente teoretica. Accanto all’intelletto Reynaud (che qui veste i panni di teorico degli indirizzi dell’intero gruppo degli enciclopedisti) colloca una seconda facoltà, la croyance. Essa chiama in causa la dimensione sentimentale dell’uomo e la sua pulsione verso le cause finali, che la mera ragion pura non riesce ad

Jean Ernest Reynaud
(1806-1863)

abbracciare. Grazie ad essa l’idea di Dio assume un’intensità maggiore, perché si cementa nel cuore dell’uomo (sede, già riconosciuta da Pascal, delle facoltà extrarazionali) e meglio si afferma come principio costitutivo della morale. La credenza viene ripartita in tre tipi differenti: la fede (che consente alla ragione di aver fiducia nell’esistenza di un mondo esterno), la speranza (che consente all’uomo di conoscersi come persona e di aprirsi alla scoperta dell’altro) e la carità (che informa la progettualità del singolo verso un avvenire perfettibile, tanto in comunione con l’umanità che con Dio).
Dall’unione di ragione e credenza, riconosciute come i due principi da cui prende origine tutta la conoscenza umana, deriva il piano organico per la nuova enciclopedia. Essa consta di quattro capitoli fondamentali, uno per ciascuna delle facoltà primitive e a loro volta ulteriormente ripartiti. Il quadro conclusivo dell’opera è estremamente sofisticato, e Reynaud lo articola con dovizia di particolari. Ci basti qui nominare i quattro capitoli fondamentali:
filosofia prima, dominio della pura ragione;
cosmologia, ambito conoscitivo attinente alla fede;
pneumatologia, relativa alla speranza;
teurgia (da intendere non come forma di magia, ma come l’insieme di attività che l’uomo compie grazie al ricorso della divinità), sfera del sapere che afferisce alla carità.

È dunque sulle tracce di Descartes che l’Encyclopédie Nouvelle ha deciso di collocare i propri lavori. Resta tuttavia aperta una questione. L’assunzione di un erede antico e autorevole quale il padre della scienza moderna, non lascia forse in ombra l’ispiratore più prossimo, colui che recentemente aveva riconosciuto l’urgenza di una nuova enciclopedia ad uso del XIX sec. in opposizione a quella dell’età dei lumi? In altre parole, l’adorazione per Descartes non offusca il rispetto per il maestro Saint-Simon? La problematica è tanto più cogente in considerazione del fatto che sia Leroux che Reynaud sono stati ardenti discepoli della dottrina sansimoniana.
È fuori di dubbio che questa ignoranza sia frutto di un atteggiamento di reticenza, giustificato dal fatto che, durante gli anni Trenta, la memoria di Saint-Simon è ancora esclusivo retaggio dei suoi chiacchierati epigoni, raccolti attorno al carisma di Enfantin. Essa è al contempo causata da un atteggiamento tipico di Reynaud che, a differenza del collega Leroux, evita in tutti i suoi lavori per l’enciclopedia persino di citare il nome del maestro, come per esorcizzare il ricordo doloroso dell’abbandono di un’antica fede.
Riconosciute queste motivazioni di carattere secondario si può ben concludere che l’Encyclopédie Nouvelle è nel metodo e nello spirito tanto cartesiana che sansimoniana. Tutte le indicazioni di Saint-Simon per la guida dei lavori dell’enciclopedia, riposte nel frammento Introduction à la philosophie du dix-neuvième siècle, sono rispettate alla lettera nella enciclopedia di Leroux e Reynaud. Il ricorso ad un metodo sintetico di ricerca è assunto dai nuovi enciclopedisti in polemica con il metodo assunto da Diderot e d’Alembert. Il carattere eminentemente filosofico della raccolta, tendente a costituire una scienza generale dell’uomo, è dato dalla ricerca preliminare sui fondamenti della conoscenza e sulla derivazione da essi di tutte le discipline particolari. La finalità organizzativa indicata da Saint-Simon come imprescindibile per la nuova enciclopedia è in pieno accordo con la volontà dei curatori di offrire un’opera al servizio del presente e di un suo miglioramento materiale e spirituale. Infine il principio assunto dagli enciclopedisti a guida dei propri lavori, l’ideale della perfettibilità umana, è stato da essi appreso per la prima volta grazie alla lettura dei testi di Saint-Simon e alla frequentazione della società sansimoniana.
La reticenza dunque non deve mascherare l’essenza riposta dell’eredità dell’Encyclopédie Nouvelle. Certo non come fervidi apostoli sansimoniani Leroux e Reynaud hanno intrapreso l’opera dell’enciclopedia; ma è grazie a quel patrimonio ideale che hanno potuto proporsi come istitutori della società e farsi indicatori del suo prossimo futuro di perfezionamento.



Note

1 J. Reynaud, Encyclopédie, E. N., t. IV, p. 763a.
2 "Il ne faut donc pas s’en laisser imposer par l’illusion du nom de science. C’est le système générale des connaissances et non celui des sciences qui forme le sujet primitif de l’encyclopédie", op. cit., p. 763b.
3 "Il marche moins à une encyclopédie véritable, c’est-à-dire à une organisation, qu’à une dissection ; et semblable à l’anatomiste, il isole les membres, mais sans s’occuper ni de leurs rapports, ni de la manière dont ils vivent ensemble et, pour ainsi dire, l’un par l’autre", op. cit., p. 766a.
4 Nella voce Analyse Pierre Leroux mette a punto la posizione degli enciclopedisti nei riguardi del metodo analitico. L’analisi, intesa come procedimento scientifico consente di scomporre da un complesso di elementi una parte di essi o persino uno singolo. La chiarezza che consente di ottenere si sconta con la perdita delle connessioni che permettono ad ogni entità individuale di essere tale solo in considerazione dei legami con le superiori realtà comprensive. Un uso esclusivo dell’analisi porta alla fondazione di scienze isolate, i cui oggetti non sono che dei cadaveri, dacché l’atomizzazione, anche in campo gnoseologico, conduce alla perdita di vista della vita, che si afferma eminentemente come insieme di relazioni. L’opposizione al metodo analitico non si configura come un suo categorico rifiuto. Innanzitutto l’analisi è un indispensabile strumento intellettivo, che consente la formazione per astrazione dei concetti. Considerando che la nostra mente non può che lavorare per mezzo di essi l’analisi si rivela in questo senso indispensabile. Ma Leroux riabilita anche l’analisi come strumento conoscitivo, se solo la si concili con il metodo opposto della sintesi. È soltanto attraverso un uso combinato di questi due procedimenti che si dà vera conoscenza.
"Toutes nos sciences sont de continuelles analyses et synthèses", in P. Leroux, Analyse, E. N., t. I, p. 501a.
5 "C’est toujours sur la postérité que ses regards plongent, c’est elle qu’il [Diderot, sc.] interroge, c’est d’elle qu’il attend sa récompense, c’est elle qu’il brûle d’avoir la gloire de servir : s’il faut juger l’importance de l’encyclopédie, c’est tout de suite là qu’il se transporte", in J. Reynaud, Encyclopédie, cit., p. 769b.
6 "En la considérant, au point de vue de son second titre, qui est au fond le véritable, comme Dictionnaire raisonné des sciences et des arts, son honneur doit être principalement mis en deux choses : la première est la révolte intrépide contre les préjugés qui à cette époque embarrassaient universellement la liberté de pensée ; la seconde est la glorification des classes ouvrières par l’exposé de la science des métiers, legs admirable des génies anonymes de ces classes humiliées", op. cit., p. 772a.
7 "Ainsi le problème de la classification se trouve immédiatement absorbé par lui dans le problème plus sérieux et plus essentiel de la formation des vérités", op. cit., p. 776a.
8 Ibid., p. 780a.

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