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11 - Che il gallo canti pure. Ritratti.

Pierre Leroux e Jean Reynaud

Due brevi schede biografiche

mercoledì 7 gennaio 2004

Sempre a firma di Francesco Magnani, studioso del pensiero politico ottocentesco, ?® presente su sguardomobile un saggio su Leroux e Reynaud (Sulle tracce di Descartes: l’enciclopedia sintetica del XIX secolo), che verr?† affiancato da altri approfondimenti.
Queste due schede sono concepite come uno strumento di accompagnamento.

Pierre Leroux

Pierre Leroux nasce a Parigi nel 1797 da una famiglia popolare. Dell’infanzia si conservano poche notizie, la maggior parte delle quali avvolte in un’aura di leggenda. Si racconta che imparò ad imparare a leggere in soli sei giorni tanta era la voglia di rileggersi una storia che gli era stata raccontata dal suo vicino di casa.
Frequenta il liceo a Rennes grazie ad una borsa messagli a disposizione dalla città di Parigi. In Bretagna stringe i primi contatti con la carboneria. Tornato a Parigi decide di iscriversi all’Ecole Polytechnique, ma la scomparsa del padre lo costringe ad abbandonare il sogno della carriera accademica. Comincia a lavorare come muratore e poi come tipografo.
Nel 1824 fonda assieme a Dubois (un bretone conosciuto al liceo) il Globe, che diventa l’organo della middle class progressista e liberale ai tempi della restaurazione, il rappresentante di quella classe di pensatori che con gli anni prenderà il nome di dottrinari.
Arrivano le giornate del Luglio 1830 e Leroux assume una posizione di guida all’interno della redazione, decidendo di trasgredire con la pubblicazione del giornale alle ordinanze regali contro la stampa liberale. Messi all’angolo i dottrinari fa del giornale l’esponente della corrente sociale e repubblicana del liberalismo francese.
La crisi editoriale del giornale lo costringe a cercare dei nuovi finanziatori. Trova Enfantin, padre supremo della chiesa sansimoniana. Gli cede il giornale e aderisce alla nuova dottrina professata dai discepoli di Saint-Simon. Da segnalare il suo articolo Profession de foi (ricordato anche come Plus de criticisme impuissant!) con cui il 18 gennaio 1831 traccia un bilancio della sua esperienza

Pierre Leroux

intellettuale e dimostra come la propria conversione al sansimonismo stia in un rapporto di diretta consequenzialità con la sua vicenda pregressa.
Nella chiesa sansimoniana attende ai compiti di predicazione, in special modo all’estero e in provincia. Annuncia il verbo sansimoniano in Belgio e nel Midi. È in quest’ultimo viaggio apostolico che stringe un saldo rapporto di amicizia con Jean Reynaud. Tornato a Parigi comincia a tramare contro lo strapotere di Enfantin all’interno della Chiesa. Nel novembre 1831 fa apostasia della fede sansimoniana e abbandona la chiesa assieme con Reynaud, Carnot, Bazard.
Nel frattempo è già impegnato in un’altra esperienza editoriale, la Revue Encyclopédique, portavoce di un repubblicanesimo a forti tinte riformiste. Nel 1832 ne assume la direzione.
Nel 1833 intraprende assieme a Jean Reynaud la direzione della Encyclopédie Nouvelle (fino al 1836 Encyclopédie pittoresque à deux sous). È la realizzazione della grande impresa enciclopedica di cui Saint-Simon aveva indicato la necessità per il secolo XIX.
Nel 1839 abbandona l’enciclopedia per una polemica con l’amico Reynaud sul destino dell’anima dopo la morte e decide di dedicarsi ad una nuova iniziativa pubblicistica: la Revue Indépendante, avvalendosi della collaborazione (anche finanziaria) di George Sand, che oramai ha eletto Leroux a proprio padre spirituale. La rivista è la tribuna dell’antieclettismo (l’eclettismo è la filosofia di Victor Cousin) e dei primi abbozzi di una critica ai fondamenti economici della società capitalistica.
Fallita anche questa esperienza Leroux si ritira a Boussac dove fonda una comune e un’altra rivista, la Revue Sociale, divulgatrice del suo grande sistema filosofico.
Nel 1848 allo scoppio della rivoluzione di Febbraio Leroux torna a Parigi e riesce a farsi eleggere all’Assemblea Costituente. Siede nei banchi dell’estrema sinistra. Di lui non si ricordano grandi iniziative parlamentari. Quando propone di adottare la sua teoria sul ricambio naturale organico, raccogliendo in grandi cisterne il miglior fertilizzante del mondo, gli escrementi umani, è accolto dallo scherno di tutti i parlamentari, anche dai suoi vicini di banco.
Con il colpo di stato è costretto all’esilio. Si reca a Londra, quindi a Jersey dove sconta la sofferenza della lontananza dalla patria in compagnia di Victor Hugo. È qui che compone la sua opera più famosa, il poema filosofico la Greve de Samarez. Torna in Francia negli ultimi anni del Secondo Impero, ma a Parigi solo dopo la rotta di Sedan. Muore nel 1871. Ai suoi funerali partecipano anche due delegati della Comune di Parigi. Ha sempre vissuto in condizione di estrema povertà, aggravata anche da un numero esorbitante di figli da accudire. Ne ha avuti ben undici.

Jean Reynaud

Jean Reynaud nasce a Lione nel 1806 da una famiglia abbiente. Frequenta l’Ecole Polytechnique e in seguito l’Ecole des Mines e si forma come ingegnere in Corsica. Negli ultimi anni degli anni Venti si lega a Enfantin ed entra nella chiesa sansimoniana. Si afferma come uno dei oratori più ispirati e parte non Leroux per la missione nel Midi. Nel novembre del 1831 fa parte del gruppo degli scismatici che abbandona la chiesa in polemica contro la supremazia di Enfantin.
Collabora alla Revue Encyclopédique e nel 1833 con Leroux stila il manifesto programmatico del partito repubblicano. Direttore della Encyclopédique Nouvelle ne diventa l’ideologo. Rimasto solo alla guida

Jean Reynaud

dell’impresa dopo la fuoriuscita di Leroux tenta in tutti i modi di completarne i lavori. Fatica vana, con la rivoluzione del 1848, l’enciclopedia naufraga.
Durante la seconda repubblica fa parte della commissione ministeriale per l’educazione pubblica sotto la guida di Carnot. In seguito al colpo di stato le sue posizioni si addolciscono e i suoi interessi si rivolgono allo spiritualismo. Impiega il resto dei suoi giorni per portare a compimento il grande sistema cosmologico che prende forma nel trattato Terre et Ciel (1854), in cui dà dimostrazione della sua visione escatologica, incentrata sulla metempsicosi siderale. Muore nel 1863.

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